A Palazzo Pitti, Museo degli Argenti, in mostra dal 2 dicembre al 22 febbraio i gioielli lavorati secondo la tradizione rinascimentale, tra cui alcune opere realizzate per Gabriele d’Annunzio.
Gioielli lavorati a tulle o a nido d’ape secondo la tradizione orafa italiana del Rinascimento, lavori di oreficeria come la “Coppa dell’amore” o lo “Scrigno mediceo”, ma anche i preziosi creati per Gabriele D’Annunzio. Sono solo alcune delle opere firmate dalla Casa Buccellati che saranno esposte al Museo degli Argenti di Palazzo Pitti dal 2 dicembre al 22 febbraio per la mostra ‘I tesori della Fondazione Buccellati‘, nata in collaborazione con la Soprintendenza per il Polo Museale di Firenze.
Saranno esposte per la prima volta oltre cento opere disegnate da Mario e Gianmaria Buccellati, eredi della tradizione orafa fiorita nata nel Rinascimento con Benvenuto Cellini.
La rassegna si apre con i pezzi iconici disegnati dal fondatore, Mario Buccellati (Ancona, 1891 – Milano, 1965); poi prosegue celebrando il legame tra Buccellati e Gabriele d’Annunzio, la cui amicizia è testimoniata dal ricco epistolario che conta 83 lettere.
In mostra c’è il bracciale in argento decorato con cinque lapislazzuli, contenuto in un astuccio firmato da d’Annunzio, una collana in oro giallo decorata con rubini, offerta a Eleonora Duse come gioiello “prezioso, ancorché bizzarro” e un portapillole recante l’iscrizione di una delle espressioni preferite da d’Annunzio, “Io ho quel che ho donato”.
La mostra prosegue con la sezione dedicata a Gianmaria Buccellati (Milano, 1929), il cui talento precoce (disegnò il primo gioiello a dodici anni) fu incoraggiato dal padre per continuare la tradizione di famiglia. Ecco allora gli oggetti preziosi, pezzi unici come coppe, vasi e scatole che testimoniano il legame con la cultura rinascimentale, barocca e rococò italiana. Tra questi spicca ‘La Coppa dell’Amore’ (1975), ispirata da un motivo rococò, e lo ‘Scrigno mediceo’, un prezioso manufatto di forma decagonale.
TRATTO DA
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